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Paolo Milzani

Il banjo di mio fratello – Un’autobiografia

di Paolo Milzani

Ho quarantré anni e da sempre per gli amici sono "Il Milzo". Ho iniziato ad amare la musica quando, da piccolissimo, imparai a giostrare i dischi di mio fratello che ha ben vent'anni più di me, con un vecchio e scalcinato apparecchio mono. Ho odiato la musica quando ascoltavo mio fratello cantare stonatissimo, le canzoni del primo Adriano Celentano. Andai letteralmente in delirio quando lo vidi tagliare le corde al suo banjo per usarlo come tamburello.

Finite le scuole medie, aggiustai il banjo di mio fratello con l'intento di formare una band. Ci chiamavamo Alibi e volevamo fare i Beatles ma il banjo non centrava niente, allora scelsi il basso perché Paul McCartney aveva il mio stesso nome ed è mancino come me. In oltre il basso aveva qualche corda meno del banjo e a quei tempi faceva più figo. Decisi coraggiosamente che avremmo fatto solo musica nostra. Praticamente arrivai a vent'anni a suon di prove per potermi esibire in quei pochi locali che non chiedevano solo Liga-Vasco-Battisti con tutto il rispetto parlando… Realizzammo pure un album, ma non fu un successo. Forse era la mia voce che non funzionava, bisognava essere più moderni ed avere più vi-si-bi-li-tà, come amano dire i discografici picchiettandosi le mani sulla faccia. Decisi allora di far cantare le mie canzoni ad una ragazza giovane-bella-brava e fondai gli Erika x Mania, con i quali pubblicai un CD per l'etichetta NAR-RTI. Un paio d'anni dopo, assieme a Luca Gallina, Igor Gobbo e Annalaura Avanzi (Aua) fondai il gruppo dei Pincapallina.

Con i Pinca arrivò un contratto con la Columbia Sony Music, tre CD singoli, un album, e la partecipazione al festivalone nazional-popolare del 2001 nella categoria nuove proposte ma non fu un successo. Me ne accorsi appena tornato a casa; tutti mi chiedevano: "Come è la Carrà dal vivo?". Forse non siamo stati capiti, o forse era meglio stare a casa. La mia personale vittoria fu quella di aver lavorato e fatto amicizia con Roberto Colombo che è, a mio avviso, uno dei più geniali e creativi artigiani della musica che abbiamo la fortuna di avere nel nostro bel paese.

Arrivarono i tempi duri e tornai al mio vecchio mestiere: l'infermiere professionale presso un centro di accoglienza per anziani. Naturalmente cantai a tutte le feste dei nonni riscuotendo un notevole successo e con la musica cominciò ad andare meglio. Roberto Colombo mi chiamò a dicembre dello stesso anno mentre stava ultimando il disco di Antonella Ruggiero. Con Antonella ho realizzato i testi di otto canzoni nel suo omonimo album e mi ritengo estremamente fortunato, considerando che sono sempre stato un suo fan sfegatato. Un'altra persona importante che ho incontrato sulla mia strada perché abita a ottocento metri da me e frequentiamo lo stesso bar è Charlie Cinelli. Chiedere di Charlie a Brescia è come chiedere di Bruce Springsteen nel New Jersey. Grazie a lui ho continuato un'intensa attività live come bassista, abbiamo scritto canzoni insieme, e siamo stati nella band stabile nel programma TV di Fabio Volo "coyote" in onda su MTV.

Poi, "Nudist e altre storie" un disco tutto mio. Un disco nel quale canto e naturalmente ci suono pure il banjo di mio fratello.

La mia storia con la musica è una storia di sfizi, se si vuol dare questo nome alla passione bruciante. Dal Conservatorio all’esordio a Sanremo con i PIncapallina a "Nudist" (accolto nel 2003 da un buon riscontro di critica e di pubblico), passando attraverso un’importante esperienza di collaborazione con Antonella Ruggiero, oggi presento "Rétro" con una profonda consapevolezza di me e del panorama musicale attuale.

Eppure una serie di circostanze che definirei "particolari" hanno causato ritardi e soste, non sempre gradevoli: la felice nascita di mio figlio (Pietro, che oggi impara a suonare il violino) non può certo paragonarsi ad un intervento chirurgico ai polmoni per una recidiva e alla frattura bilaterale dei polsi dopo una caduta in mountain bike. Una vite nel polso sinistro, e suonare diventa impossibile.

Non per me. La passione si è fatta largo piano piano, non saprei se più per amore o più per dolore. Affinando una tecnica meno cruenta dello "strumming" a favore del "finger style" ho praticamente "reimparato" a suonare ". Un passaggio impegnativo, che ha dato i suoi frutti. "A legare "Nudist" e "Rétro", c’ è una versione live di "Corvina nera". E nel mio sguardo, benché i due dischi non si somiglino poi tanto, entrambi rispondono con coerenza a diverse fasi della mia visione umana e artistica. Diversi perché cambiamo e veniamo cambiati, e la penna e il cuore registrano ogni variazione. Diversi perché chiedo a me stesso qualcosa di unico ad ogni tappa. E sono al momento concentratissimo sulla prossima.